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Riflessioni

PROUST e BERGSON

(il Tempo)


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Prima parte

Il tempo e la sua concezione, ecco ciò che li accomuna. Il tempo come durata e non come successione di istanti. Il legame tra passato e presente che avviene attraverso il ricordo.
Infatti Bergson parla di sintesi mentale degli eventi e in Proust troviamo la memoria involontaria.
Essa è provocata da oggetti semplici percepiti nel presente: una “madeleine” (biscotto), una pietra sconnessa, un tovagliolo ruvido, il rumore di una posata (v. “Il tempo perduto”). Per una sorta di analogia, non oggettiva ma collocata solo nel soggetto, egli ricorda eventi passati. Ma il ricordo non è inizialmente chiaro e razionale, anzi Proust lo descrive come confuso, impalpabile, sfuggente, indefinito. Si impone però per la felicità che provoca perché in esso l’Io si ritrova come essere che ha percepito (l’Io fondamentale di Bergson) e che è rimasto inalterato negli anni nonostante i cambiamenti. Solo in un secondo momento il ricordo acquista una dimensione spaziale, una collocazione in un preciso istante della vita e contorni precisi.
La felicità, come spiega Proust, è data da una percezione di sé in una dimensione extratemporale, quindi da un’ impressione di eternità (un Io che dura e non è legato solo all’attimo presente).
Sono avvincenti le pagine (circa a metà de “Il tempo ritrovato”) in cui Proust racconta alcuni episodi che hanno reso possibile le sue evocazioni del passato e riflette sul loro significato, sulla causa della felicità che ha sentito.
“Le diverse impressioni di felicità avevano in comune tra loro il fatto di provarle contemporaneamente nel momento attuale e in un momento remoto, fino a far sconfinare il passato nel presente e a rendermi esitante non sapendo in quale dei due mi trovassi; in verità l’essere che assaporava tale impressione, l’assaporava in ciò che essa aveva di comune in un giorno remoto e in un momento presente, in ciò che essa aveva di extratemporale, un essere che compariva soltanto quando…poteva trovarsi nell’unico ambito in cui potesse vivere e gioire dell’essenza delle cose, vale a dire: fuori dal tempo.” (Un po’ quello che accade nel sogno quando piani diversi si sovrappongono.)
Poi però Proust osserva che “una simile contemplazione, benchè di eternità era fugace” e si chiede se è possibile fissarla, prolungarla. Infatti i ricordi della memoria involontaria arrivano senza averli cercati, all’improvviso.
Il solo modo sembra quello di trovarli nel profondo di sè “già a Combray fissavo con attenzione nella mia mente qualche immagine…, una nuvola, un triangolo, un campanile, un fiore, un sassolino, sentendo che sotto quei segni doveva esserci qualcosa di ben diverso che dovevo cercare di scoprire…”
La conclusione a cui arriva è creare un’opera d’arte (nel suo caso letteraria) che permetterebbe di convertire ciò che si prova in un equivalente spirituale. Non fermarsi alle apparenze della realtà ma scavare dentro di esse per scovare la loro essenza.
Una letteratura realista che analizza solo il presente non riesce a fare questo. La verità, l’essenza, si coglie attraverso le analogie, trovando ad esempio una qualità comune a due eventi collocati in tempi diversi.
La verità (sembra dire Proust) esiste già dentro di noi, dentro le cose, va solo 'tradotta' e un artista (che non opera in modo razionale) può riuscirci.
Al di là delle mode del momento, al di là delle convenzioni, l’artista trova la propria verità, la propria vera vita. Il “lavoro dell’artista…cercare di scorgere sotto la materia, sotto l’esperienza, sotto le parole qualcos’altro”.
Proust si riferisce a sé stesso e quindi soprattutto al lavoro letterario ma personalmente allargherei il concetto di 'arte' come mezzo per cogliere l’essenza a tutte le varie arti, anzi ancora di più: a ogni atteggiamento artistico cioè creativo, che porta a cogliere legami inattesi, corrispondenze nuove tra oggetti, eventi, siano essi esterni ma soprattutto interni, riferibili alla nostra vita.
Forse 'trovare' il significato della propria vita vuol dire proprio questo.

Queste sono le mie riflessioni che gradirei condividere e confrontare con altri, per poterle affinare e migliorare. Se chi ha letto questa pagina è interessato lasci un suo commento. Grazie.

 


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